L’ex cartiera “Agostini” è posta in prossimità delle pendici del Sasso di Pale, tra e sopra la derivazione destra del Menotre, il primo salto di quest’ultimo e via dell’Eremo. La sua posizione molto particolare, su una prominenza rocciosa del Sasso [attualmente smantellata]. L’ex opificio si trova accanto ad altri edifici in cui si realizzava la carta, come la cartiera di “lnnamorati Antonio” posta dall’altra parte del fiume e quella di “Cherubino Cherubini” posta pochi metri a monte dentro il castello di Pale.
L’accentramento delle cartiere in questa zona dimostra l’importanza del luogo, che ha tutte le caratteristiche necessarie alla produzione della carta. [Oggi a causa delle demolizioni che l’edificio pre industriale ha subito non e possibile riconoscere gli elementi tipologici che caratterizzavano la cartiera]. L’opificio originariamente si articolava su più livelli ed era suddiviso in vari locali Le uniche tracce dell’impianto sono costituite dalla facciata che guarda a valle, dove sono distribuite varie aperture, di forma rettangolare a sviluppo verticale, articolate su due livelli e una fitta rete di canali a cielo aperto, intercalati da passaggi , muri di contenimento, archivolti di mattoni e griglie di filtraggio dell’acqua. Ancora visibile, anche se coperta da una folta vegetazione, la vasca di carico, . La condotta forzata dell’ENEL e stata smantellata negli anni ottanta del Novecento, dato che l’acqua è stata prelevata a monte dalla centralina di pompaggio e canalizzata direttamente alla vasca di carico della centrale dell’Altolina.
Consultando le statistiche industriali del 1857, si riesce a stabilire che la cartiera Agostini Niccolò era attiva da “tempo immemore”. Circa trenta anni prima, le stesse statistiche riportavano come anno di fondazione dell’azienda il 1790. È certo che agli inizi dell’Ottocento la fabbrica produceva annualmente 60.000 libre romane di carta fatta a mano.
Nell’opificio lavoravano otto operai adulti e un ragazzo, percependo uno stipendio che oscillava tra i 0,20 e 0,75 scudi romani. Verso la metà dell’Ottocento i dipendenti salirono a undici e producevano cinquanta balle di carta annue, ma a causa della mancanza di materia prima lavoravano solo sei mesi l’anno. Lo stabilimento comprendeva due locali al piano terra e altri due al 1° e al 2° livello.
Dopo la morte di Gaetano avvenuta il 15/12/1878 la proprietà di diritto passa agli eredi, con atto di successione datato 24/4/1880. La variazione catastale del 5/5/1880, fa riferimento ad una abitazione adiacente alla cartiera, ma il valore fondiario non cambia. I nuovi proprietari risultano
essere: Caterina, Anna, Concetta, Enrica, Colomba, Maria, Feliciano, Giuseppe, Abramo, Rebecca Agostini e come usufruttuaria Domenica Antinucci di Francesco. La fabbrica produceva carta fatta a mano e i macchinari erano azionati da motori idraulici. Il 14/1/1889, con atto di vendita del 13/12/1888, l’immobile venne acquistato dalla Cassa di Risparmio di Foligno. L’opificio, che si articolava su tre livelli con quattro vani ogni piano, alla fine degli anni ottanta dell’Ottocento e fuori servizio, poiché nelle indicazioni del tipo di costruzione e citata “casa o cartiera”.
Nel 1896, una Società formata da Giuseppe, Salvatore, Vincenzo, Tommaso Angelucci, Luigi Dall’Orso e Adamo Fiordiponti, i quali avevano già due stabilimenti industriali a vapore nei pressi di Foligno, acquista un’immobile di Pale formato da “una vasta capanna”, ad un solo livello e con un solo locale. Per cui se si continua a parlare della ditta Agostini agli inizi del Novecento è probabile che questa avesse trasferito i macchinari in un luogo diverso, dato che gli Agostini possedevano altre numerose proprietà a Pale e a Belfiore. Con ogni probabilità la cartiera in quegli anni è stata trasferita nel vicino stabilimento denominato “La Rupe”. Per dare maggiore certezza al trasloco possiamo affermare che nel 1893 la famiglia Agostini aveva acquistato una parte del vicino stabilimento di Vincenza Innamorati.
Il 18/08/1898, l’immobile, articolato su un livello a locale unico, con una rendita di 15 lire, un valore di rendita molto inferiore rispetto agli altri stabilimenti di Pale, venne acquistato dal Comune di Foligno. Nei primi anni del Novecento ciò che rimaneva dell’antica fabbrica e il terreno circostante vennero ceduti alla chiesa parrocchiale di San Biagio di Pale. Fino alla metà degli anni ottanta del Novecento l’area di pertinenza della fabbrica era in parte utilizzata dall’ENEL, dove tramite una centralina di pompaggio e delle condotte sotterranee incanalava l’acqua della derivazione destra del fiume Menotre e la trasportava alla vasca di carico della centrale idroelettrica dell’Altolina. L’ ENEL smantellò quasi totalmente l’edificio dello stabilimento produttivo.
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